Dichiarazione del Direttore della Coldiretti Puglia, Brillante
"L’allarme lanciato, con denunce puntuali al sindaco e all’Asl di Altamura, ultima in ordine di tempo quella dell’11 luglio 2003, dalla Coldiretti insieme a CIA, Legambiente, WWF e Centro Studi Torrenebbia di Altamura, non richiedeva il can can mediatico e politico che ne è scaturito. Certo è che da diverso tempo, puntualmente, venivano rappresentati dubbi ed interrogativi relativamente allo spandimento di fanghi sul terreno agrario della Murgia. La Coldiretti su tutto il territorio nazionale da sempre invita i suoi iscritti a diffidare dell’offerta di tali compost e ammendanti, consapevole che eventuali componenti inquinanti come i metalli pesanti, anche se in bassissima quantità, difficilmente vengono, poi, smaltiti dal terreno.
Ciò nonostante la pratica dello smaltimento dei fanghi (residui di depurazione civile o industriale) è consentita dalla legge, ma a determinate condizioni, cioè dietro conoscenza certa e puntuale della composizione del materiale. L’aspetto più importante di tale pratica, dunque, diviene il controllo puntuale di quanto versato sul terreno. E’, quindi, ovvio che in tale vicenda non serva richiamare la non completa istituzione del Parco, quale che fosse il responsabile di tali ‘comportamenti inquinanti’.
Chi utilizza questo argomento sa benissimo di strumentalizzare la vicenda, perché lo spandimento di fanghi, compost, ecc. non è vietato in ambienti protetti e tra l’altro l’area della Murgia, già oggi, è zona SIC (Sito di Interesse Comunitario). Pertanto, addebitare responsabilità a soggetti che, oggi, si trovano a subire il danno, a subire le conseguenze sia economiche che di immagine di questa situazione, è semplicemente praticare l’attività dello scarica barile. La salvaguardia ambientale e la garanzia di prodotti agricoli sanitariamente validi e di alta qualità possono essere offerti con certezza ai consumatori solo attraverso azioni quotidiane e coerenti che disdegnano i proclami e le dichiarazioni appariscenti. Il consumatore chiede al produttore agricolo tutela del territorio e sicurezza alimentare, ma anche alle istituzioni certezza delle regole e controlli.
Bene ha fatto il magistrato a requisire i terreni per consentire le indagini e le analisi necessarie, ma demagogico è interdire coltivazione e pascolo su terreni non implicati, anche se contermini, sui quali non si ha alcuna certezza di eventuali contaminazioni. La prevenzione che oggi si vuole invocare andava attuata in altri momenti e con altri strumenti che gli enti locali posseggono come proprie prerogative.
I coltivatori sono ben consapevoli che la qualità e l’appetibilità dei prodotti tipici, non solo dell’Alta Murgia, dipendono dal loro legame con il territorio sia colturale che fisico, pertanto lanciare l’allarme in maniera indistinta o equivoca non aiuta a portare chiarezza. Il marchio DOP ottenuto dal Pane di Altamura, e il costituendo Parco dell’Alta Murgia, necessitano di un sistema sociale, economico e politico che sappia con coraggio e celerità affrontare anche questa emergenza individuando le cause e le responsabilità non per semplice speculazione politica, bensì per ripristinare legalità e rispetto ambientale e, quindi, per riconoscere ed investire ancora di più nel valore economico e sociale delle produzioni tradizioni agroalimentari del territorio".