A rischio le acque acquifere
Il sequestro di circa 300 ettari complessivamente nella zona dell’ Alta Murgia è stato disposto dal sostituto procuratore della Repubblica di Bari Renato Nitti nell’ ambito delle indagini condotte dalla Polizia municipale di Altamura (Bari) sul ritrovamento di fanghi e rifiuti anche speciali sversati indiscriminatamente nell’ area. Il provvedimento è in via di esecuzione in queste ore da parte del Comando di Polizia municipale di Altamura.
Le due zone sottoposte a sequestro probatorio sono un’ area di 270 ettari in località Cervoni, nelle campagne di Altamura, e un’ altra di 30 ettari in località Finocchio, nel territorio di Gravina in Puglia. In entrambe da tempo e in particolare nei giorni scorsi ambientalisti e privati avevano denunciato il grave rischio di inquinamento a causa della presenza di rifiuti, rilevando che i fanghi sversati proverrebbero dall’ attività della Tersan Puglia, un’ azienda con sede a Modugno (Bari), autorizzata alla produzione di fertilizzanti per l’ agricoltura ottenuti mediante il trattamento di fanghi provenienti da depuratori pubblici. Il proprietario e i legali dell’ azienda, però, proprio ieri in un incontro con giornalisti hanno negato qualsiasi responsabilità e precisato che «la società non ha alcun segnale di pendenza di indagine o di alcun addebito nei suoi confronti».
In base alle denunce giunte sinora sull’ inquinamento nella zona dell’ Alta Murgia, sono stati comunque compiuti da parte della Ausl competente prelievi di campioni dei rifiuti trovati; i risultati delle analisi non sono però stati resi noti.
La vicenda ha alimentato una vivace polemica tra il presidente della Regione Puglia, Raffaele Fitto, che è anche commissario delegato per l’ emergenza ambientale in Puglia, e il presidente della Provincia di Bari, Marcello Vernola. Quest’ ultimo, secondo Fitto, sarebbe «responsabile per l’ allarme di questi giorni per lo sversamento di fanghi nell’ area dell’ Alta Murgia», e proprio la Provincia di Bari sarebbe stata «inadempiente nel disporre i necessari controlli sulle attività da essa stessa autorizzate».
Al presidente della Regione Puglia replica oggi in una nota Vernola, il quale invita Fitto a dimettersi da commissario delegato per l’ emergenza ambientale. «Se il presidente Fitto - scrive il presidente della Provincia di Bari - spera di lavarsi le mani di fronte alla drammatica emergenza ambientale che si sta verificando nella Murgia accusando la Provincia di Bari, faccia pure, ma mi chiedo che senso abbia continuare a mantenere la delega di commissario».
«La Provincia di Bari - prosegue - contrariamente a quanto sostiene Fitto, non ha mai rilasciato alcuna autorizzazione per lo spandimento di fanghi da depurazione sui terreni della Murgia interessati dai sequestri e dalle denunce». La Provincia - rileva ancora Vernola - «autorizza esclusivamente fanghi di depurazione di impianti civili gestiti dall’ Acquedotto Pugliese o in rarissimi casi per quelli delle industrie agroalimentari. Che non centrano nulla rispetto a quanto accaduto sulla Murgia dove, invece, ci troviamo di fronte a versamenti di sostanze effettuati in maniera illecita». Secondo il presidente dell’ Amministrazione provinciale barese, «quello che è stato scoperto sulla Murgia è solo la punta di un iceberg, è un episodio che rientra in una ben più ampia strategia che risale alle Eco Mafie».
E proprio il presidente della commissione bicamerale contro le ecomafie, Paolo Russo, ha annunciato ieri l’ apertura di un’ inchiesta sull’ allarme ambientale scattato sulla Murgia. Sempre sull’ inquinamento che potrebbe essere stato causato dallo smaltimento nella zona di fanghi contenenti elevate concentrazioni di metalli pesanti, è intervenuto oggi l’ Ordine dei geologi della Puglia, che ha lanciato l’ allarme sulle «possibili nefaste conseguenze a causa delle piogge», in quanto l’ area inquinata è caratterizzata da una falda acquifera particolarmente permeabile per fessurazione e per carsismo.