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Data: 29/10/2002 - Ora: 11:11
Categoria:
Economia
La chiesa di San Pietro e Paolo è nata grazie al progetto di padre Sergio Laforgia, un giovane che studiava architettura a Firenze quando sentì «la chiamata»: poco prima di laurearsi lasciò tutto per entrare nell’ ordine dei Cappuccini. E’ da dieci anni in Albania e finora grazie a lui - ma non solo - altre chiese sono nate nella zona, tra le più povere del paese: una chiesa, sempre su progetto di padre Sergio è stata dedicata a Santa Fara ed è nata a Dehulete, un villaggio vicino Hajmel; in un altro villaggio poco distante sono stati realizzati un’ altra chiesa ed un convento di frati cappuccini che fino a qualche tempo fa non esistevano in Albania: oggi stanno nascendo i primi cappuccini albanesi.
«Il nostro discorso - racconta padre Diego Pedone, vicario provinciale dei Frati Cappuccini di Puglia e parroco del santuario Santa Fara di Bari - è quello di unire la nascita della Chiesa e la rinascita dei vari villaggi albanesi; senza chiesa un villaggio è smarrito, la gente guarda alla nascita della chiesa come a un motivo di speranza».
Poco prima che venisse costruita la chiesa, nel villaggio di Hajmel si celebrava all’ aperto, con le persone sedute sulla terra, un vero e proprio anfiteatro naturale. «L’ inaugurazione - spiega padre Diego - è avvenuta in un clima di vera gioia ed è stata accompagnata da un momento emozionante perché sono stati ricordati tre sacerdoti martirizzati sotto il regime comunista. Tra questi padre Nicol Doda, incarcerato dal regime e sottoposto ad ogni tipo di torture, nel ’48».
L’ inaugurazione della chiesa è avvenuta alla presenza, oltre che di padre Diego e padre Sergio, dell’ amministratore apostolico della diocesi di Sappa, mons.Dode Gjergji, del Nunzio apostolico di Tirana che ha portato i saluti del Vaticano, sacerdoti di tutta la diocesi, sacerdoti provenienti da Scutari, religiosi e religiose, fedeli e il sindaco di Hajmel,da tutti conosciuto col nome di ’Zef’, deputato per il partito democratico al parlamento di Tirana, che è apparso a tutti particolarmente emozionato. Le autorità civili del luogo hanno consegnato ai famigliari dei sacerdoti torturati durante il regime e a padre Sergio attestati di alta benemerenza, firmati dal governo di Tirana.
«Ora - spiega padre Diego - il nostro obiettivo è quello di realizzare nel villaggio di Hajmel un ospedaletto: gestire l’ emergenza è un fatto ordinario in quella zona e ogni giorno si assiste alla disperazione di persone che hanno bisogno di cure e che non possono riceverle perché non ci sono medici e non c’è un ospedale». «Dove le chiese sono state distrutte, o, sempre durante il regime, sono diventate stalle, magazzini o depositi ora - aggiunge padre Diego - c’è la rinascita, soprattutto la rinascita della speranza».
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