Anno nero per l'agricoltura pugliese, quello appena trascorso. Non molto diverso dal precedente. Anno di crisi per i comparti trainanti, anno di siccità per l'intera regione. Anno di "mucca pazza" e di "blue tangue". «Il 2001 è un altro anno da dimenticare per l'agricoltura pugliese», ha detto ieri Antonio Barile, presidente regionale della Confederazione agricoltori italiana (Cia) durante la conferenza stampa per presentare il consuntivo di un anno nero per la Puglia. Decisamente negativo il giudizio della Cia nei confronti della Regione Puglia e dell'assessore Nino Marmo in particolare. «La Cia pugliese ha detto senza mezzi termini Barile esprime un giudizio nettamente critico e di profonda insoddisfazione sul primo anno e mezzo d'attività del governo Fitto e dell'assessore all'Agricoltura Marmo».
Sono circa 600 i miliardi in meno di produzione lorda vendibile rispetto al 1999, considerata un'annata dai risultati mediamente soddisfacenti. Una lieve ripresa rispetto al 2000 c'è stata per la verità. Ma i dati generali mostrano un'agricoltura pugliese in caduta libera, nonostante gli sforzi operati negli ultimi tempi dagli operatori del settore, che sempre più avvertono come pericolosa la concorrenza estera ed europea in particolare. I redditi agricoli hanno perso nel 2001 almeno 10 punti percentuali, spinti verso il basso dalla contrazione della produzione e dall'aumento dei costi aziendali, in primo luogo dal maggior impiego di gasolio agricolo ed energia elettrica per l'irrigazione.
«Le conseguenze potevano essere peggiori ha spiegato Barile se non ci fosse stato un recupero della produzione vendibile sul versante dei prezzi, che hanno compensato solo in parte però la perdita massiccia di prodotti agricoli».
Grano duro, vino, bieticoltura, ortofrutta, zootecnia, tabacco, sono i settori che hanno subito pesanti ripercussioni soprattutto a causa della siccità e determinato il risultato negativo dei due principali indicatori dell'economia agricola regionale. Nonostante la penalizzazione subita a causa delle gelate prima e della siccità poi, tiene il mercato ortofrutticolo che registra un più mille e 200 miliardi di fatturato. Buoni risultati anche per l'olio extravergine che segna una crescita del 25 per cento nella produzione. Per l'uva da tavola, aumenta la domanda di esportazione ed il consumo interno tiene bene il mercato. Perde invece il 60 per cento la produzione del pomodoro da industria. Danno economico di proporzioni insostenibili quello subito dal comparto zootecnico. Buona invece la performance della floricoltura pugliese che si conferma ai massimi livelli nazionali.
Nonostante i mille mali che hanno vessato l'agricoltura pugliese nel 2001, la Cia punta il dito contro la Regione. «La sottovalutazione dell'emergenza idrica da parte dell'Ente ha detto Barile continua a destare preoccupazione tra gli agricoltori, se si considera che permane gravissima la situazione degli invasi pugliesi. Non esiste un piano che individui soluzioni organiche al problema dell'acqua a breve e medio termine». La Cia di Puglia ha chiesto più volte la convocazione di una Conferenza sull'acqua e sulla prevenzione dell'emergenza idrica e la costituzione del "tavolo verde" regionale. «Il governo pugliese ha detto Barile si ostina a manifestare un netto rifiuto non solo del metodo della concertazione. Siamo addirittura all'incomunicabilità istituzionale».