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Agricoltura, 33mila immigrati lavoreranno in Puglia

Data: 28/02/2002 - Ora: 10:30
Categoria: Economia

"Chi parte dalla mia città al Nord per lavorare sono disoccupati intellettuali o lavoratori specializzati, spesso dell'edilizia. Nell'agricoltura, però, è la Puglia ad aver bisogno di manodopera. E dal ministro del Lavoro, stamattina, sono arrivati segnali di apertura". Nino Marmo, coordinatore degli assessori regionali che stanno negoziando con il governo l'allargamento degli ingressi degli immigrati in Puglia, parla da Roma, dove ieri mattina ha incontrato il ministro del Welfare Roberto Maroni. "Per la prossima stagione continua Marmo arriverà nuova forza lavoro extracomunitaria nella misura del 2030 per cento rispetto a quanto richiesto dal ministro delle Politiche agricole, Gianni Alemanno. Il numero accordato da Maroni sarà sufficiente per avviare la campagna agricola di quest'anno nelle regioni del Sud fino al mese di giugno. Per i mesi successivi, invece, bisognerà attendere il decreto del presidente del consiglio dei ministri complessivo con la legge BossiFini che ridisegnerà tutto il sistema dei flussi».
Dalla sede romana del ministero del Lavoro, in via Veneto, dove Marmo e Alemanno hanno incontrato Maroni, è partita la richiesta, fatta propria dal ministro dell'Agricoltura, di 17.300 nuovi ingressi, concentrati soprattutto nelle regioni del Sud». Lo ha dichiarato il ministro delle Politiche agricole e forestali Giovanni Alemanno al termine dell'incontro svoltosi questa mattina, presso il dicastero del Welfare, con il ministro Roberto Maroni.
«Si tratta di presenze assolutamente necessarie ha detto Alemanno per sostenere le imprese agricole del Meridione in una fase stagionale che non potrebbe essere assorbita in nessun modo da mano d'opera locale. Da parte di Maroni c'è stata attenzione e disponibilità a trovare una risposta a questa esigenza che è vitale per l'agricoltura italiana, anche prima dell'approvazione del nuovo Dpcm, che sarà definito dopo l'approvazione della legge sull'immigrazione BossiFini». Per la prossima stagione, ha poi spiegato Marmo, arriverà in Italia una quota leggermente inferiore alla richiesta del ministro Alemanno, con «uno scarto del 2030 per cento». L'assessore pugliese ha anche ipotizzato un'altra formula per appagare la sete di manodopera degli agricoltori pugliesi. «Si potrebbero reinserire al Sud gli stagionali che hanno terminato i tre mesi di lavoro al Nord». Marmo non vuole parlare di numeri (anche se si può dedurre che dei 12 mila nuovi ingressi che si aprirebbero per il Sud, poco più di tremila sarebbero destinati alla Puglia). Alemanno, dal canto suo, sottolinea la necessità «di avere un flusso regolare più ampio proprio per sconfiggere la disoccupazione nel Mezzogiorno: se le imprese agricole non avranno questi flussi saranno costrette a chiudere e, paradossalmente, la disoccupazione aumenterà. Quindi far entrare immigrati e mandarli al Sud è un modo per sostenere un impianto produttivo che poi, indirettamente, creerà produzione non solo a livello stagionale».
Anche il presidente della Regione, Raffaele Fitto, relazionerà, nel corso della prossima seduta della conferenza dei presidenti delle Regioni italiane e delle Province autonome, sulla necessità di redistribuire le quote di immigrati stagionali previste nel decreto del ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, visto che la Puglia è una delle regioni escluse dalla distribuzione di immigrati stagionali. Rimane critico Antonio Barile, presidente regionale della Cia, la confederazione italiana agricoltori: «Il problema non è solo il numero. L'esclusione del Sud è sintomatica della considerazione che questo governo ha dell'agricoltura meridionale. E rimane il problema della farraginosità delle procedure. Già per assumere in Puglia un immigrato sono richiesti 40 giorni di tempo, tra richiesta del visto e altre pratiche burocratiche. Se poi aggiungiamo l'ulteriore complicazione introdotta dal governo che impone al datore di lavoro di occuparsi anche del rimpatrio dell'immigrato, le lungaggini aumentano. Marmo, Alemanno e Bossi si devono mettere d'accordo su cosa vogliono fare degli immigrati, non possono considerarli merce da prendere o buttare a piacimento. E i prodotti agricoli, per maturare, non aspettano i balletti e le complicazioni burocratiche di questo governo».

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