Un sisma catastrofico di circa sette gradi della scala Richter ha devastato l'Afghanistan provocando numerosissime vittime. Il bilancio è ancora provvisorio. Sono partiti i primi aiuti internazionali in Afghanistan ma il maltempo ostacola i soccorsi nel nord-est del paese. Oggi potrà arrivare una missione umanitaria dell'Onu. Da Londra, il ministro degli Esteri in esilio, Abdullah, sostiene che vi sono stati 5.000 morti e chiede aiuti d'urgenza. La regione è sotto il controllo dell'alleanza che combatte contro il regime integralista dei Taliban e questo rende ancora più complicata l'operazione umanitaria. (FM) Secondo l'associazione 'Medici senza frontiere', le vittime in Afghanistan sarebbero 3.000 e oltre 50 i villaggi distrutti, mentre la Croce rossa internazionale sostiene che i morti sarebbero 1.500, anche se precisa che i dati sono provvisori. Nello stesso paese all'inizio del febbraio scorso, un altro terremoto provocò quattromila vittime. I socccorsi non sono stati immediati ed infatti solo ieri sera, a distanza di trentasei ore, il primo aereo con gli aiuti ha raggiunto la zona e, per raggiungere i centri più isolati, saranno necessari almeno cinque giorni. Sulla zona si stanno susseguendo una serie di piogge torrenziali, insolite in questa stagione. Ieri un gruppo di scienziati tagiki ha lanciato un'ipotesi inquietante, considerata la relativa vicinanza della zona dell'epicentro (circa mille chilometri) a quella dove il Pakistan ha effettuato i suoi test nucleari: ad alimentare, o quantomeno ad aumentare il sisma, potrebbero essere state le esplosioni nucleari condotte dal Pakistan nel vicino Beluchistan, anche perchè tutta la regione è considerata ad alto rischio sismico. Il geologo Arie Shimron, esperto della zona, nega ogni possibilità di relazione. Già in febbraio il Nord-Est dell'Afghanistan, una zona di difficile accesso abitata da tagiki e uzbeki, era stato scosso da un terremoto che aveva ucciso duemila e trecento persone, secondo le stime ufficiali, quattromila secondo le dichiarazioni del governo afghano in esilio che controlla militarmente la regione.