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Acquedotto Pugliese, il direttore del Tesoro contrario alla vendita

Data: 23/05/2001 - Ora: 12:44
Categoria: Economia

inaspettata. Ieri sera fonti dell'Enel lasciavano trapelare l'indiscrezione secondo cui la cessione dell'Acquedotto pugliese alla società elettrica, segna il passo. Pare che il direttore generale del Tesoro, Mario Draghi, non voglia "controfirmare" l'accordo già sottoscritto dal titolare del ministero Vincenzo Visco e dall'amministratore delegato del "colosso" dell'elettricità Franco Tatò.

Così come segnerebbero una battuta d'arresto i tempi che erano stati previsti per la trasformazione dell'Eipli (Ente per lo sviluppo dell'irrigazione in Puglia, Lucania e Irpinia) in una società per azioni; società che, con Aqp e Sogesid, faceva parte della «trattativa diretta» fra il dicastero di Via XX Settembre e l'Enel, e di cui il consiglio dei ministri avrebbe già dovuto occuparsi.
Pare anche che, lunedì sera, Draghi abbia avuto un colloquio a Roma con l'attuale amministratore unico dell'Acquedotto, Lorenzo Pallesi, da sempre perplesso sulla validità di un'operazione il cui prezzo di vendita - 1.180 miliardi - è giudicato piuttosto basso rispetto a quello fissato a settembre del 1999, quando l'allora premier Massimo D'Alema decise di dare il "via libera" alla "dismissione" del più grande acquedotto d'Europa: dopo i primi contatti con Enel, si parlò di 3mila 100 miliardi. «Ma è perfettamente legittimo scegliere di perdere, adesso, la metà del denaro che invece si sarebbe potuta intascare da qui ai prossimi trecinque anni» spiegò a Repubblica lo stesso Pallesi.
Bocce ferme, dunque. Mentre solo cinque giorni fa Antonio Marzano, responsabile economico di Forza Italia e probabile ministro per le Attività Produttive del prossimo governo Berlusconi, faceva sapere di volere «bloccare l'acquisto dell'Acquedotto da parte dell'Enel». E mentre il presidente polista della Regione Puglia Raffaele Fitto, continuava a protestare contro quello che giudica «uno scippo»: «Visco? Fa "uscite" degne di Celentano. Però, noi, non abbiamo l'anello al naso». Il "duello" fra centrosinistra e centrodestra, va avanti.

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