"Sarà una sorpresa" sorride il presidente della giunta regionale Raffaele Fitto, e pensa al discorso che farà oggi di fronte al premier per il "battesimo" di sedici nuovi impianti produttivi nell'area di Manfredonia. Il "governatore", ieri, rimane con la bocca cucita per evitare di rovinare l'improvvisata a Silvio Berlusconi, che come al solito ascolterà "la protesi" - secondo la definizione che lui stesso usò all'ultima Fiera del Levante per "benedire" il giovane leader pugliese di Forza Italia - con molta attenzione.
E' verosimile immaginare che Fitto non si lascerà sfuggire l'occasione per rammentare al Cavaliere l'esigenza di guardare al tacco d'Italia non come fosse una palla al piede dello sviluppo. Teme, lo stesso Fitto, che i 157 milioni di euro investiti dallo Stato nella "città del golfo" - la cifra riguarda i contributi ottenuti dalle aziende del Nordest per tirare su le fabbriche nella zona del Foggiano ai margini del Tavoliere, cifra che complessivamente ammonta a 220 milioni di euro - possano rappresentare la classica ciliegina sulla torta. Torta che, però, non c'è. O non c'è ancora.
Non è sulla base di un ragionamento di questo tipo, che il presidente della Regione deciderà di polemizzare con il primo ministro. Fitto, tuttavia, dà l'impressione di essere convinto che chiunque possiede dei meriti farà bene a metterli in mostra se non vorrà lasciarli cadere in un oblio completo. La Regione «sta predisponendo il suo piano energetico, da rendere compatibile con i problemi legati all'ambiente» e, per aprile, sarà pronto quello che riguarderà i trasporti. Lo aveva già detto all'inaugurazione della Campionaria barese, nel settembre dell'anno scorso, e lo ribadirà stamattina: per una regione del Mezzogiorno, «più delle parole, conta l'evidenza dei fatti».
Poiché parlerà davanti ad un migliaio d'imprenditori, a cominciare dal presidente di Confindustria D'Amato, prenderà la palla al balzo per sostenere che il metodo della cosiddetta programmazione negoziata potrebbe continuare ad andare avanti, ma la strada da percorrere dovrà essere inevitabilmente diversa da quella seguita dall'Ulivo. «Nonostante Manfredonia», che rischia di rimanere un caso isolato. Oppure un'opportunità non del tutto sfruttata. Anche e soprattutto perché bisogna saltare l'ostacolo delle infrastrutturechenoncisono. Nella Daunia come altrove, in Puglia. In particolare, le strade. Giacché, per esempio, l'Anas da queste parti non tira fuori un euro che saranno anni. Aveva fatto sapere, Fitto: «Il Sud è da tempo che non ha più certezze in ordine alle politiche di sviluppo, gli interventi straordinari di passata memoria hanno lasciato il posto in questi ultimi anni agli interventi occasionali, ad un dirigismo il cui unico obiettivo era non spendere o, peggio, alimentare il circuito perverso delle chiacchiere istituzionali. Ecco perché un primo passo di discontinuità con il passato, è proprio quello di realizzare le infrastrutture».
Fitto, subito dopo, non potrà non occuparsi dell'acqua - «Non dell'Acquedotto, sia ben chiaro» avvertono dal "fortino" del presidente, al lungomare Nazario Sauro -. Il pericolo è che fra meno di un mese in questa regione l'acqua sarà ridotta agli sgoccioli, né sarà possibile dare da bere a tutti i pugliesi. Un'emergenza di cui il governo dovrà, in un modo o nell'altro, farsi carico. Così come pare che Fitto, insisterà sulla necessità di ottenere un "programma di defiscalizzazione" per tutte le imprese che sceglieranno di rimboccarsi le maniche qui in Puglia.
Orgoglioso e tenace, il "governatore". Convinto che «le regioni meridionali devono recuperare ritardi amplificati da anni d'indifferenza, d'inefficienza, d'assistenzialismo senza assistenza». Come sei mesi fa dalla tribuna della Fiera del Levante, Berlusconi ascolterà il messaggiosorpresa di Fitto: «Restituiteci il tempo perduto». Perché le cose ripetute, giovano. E la ripetizione è una delle pochissime armi consentite per combattere l'errore.