I presidenti delle due regioni Filippo Bubbico (Basilicata) e Raffaele Fitto (Puglia) accettano l'invito a colloquiare» rivolto dal sottosegretario alle Infrastrutture Viceconte
Basilicata e Puglia hanno ripreso oggi a Roma a dialogare sulla gestione delle risorse idriche. I presidenti delle due regioni Filippo Bubbico (Basilicata) e Raffaele Fitto (Puglia) hanno accettato l’invito a loro rivolto del sottosegretario alle Infrastrutture, Guido Viceconte, e hanno espresso la loro "volontà politica di superare il contenzioso".
La Basilicata trasferisce alla Puglia, nell’ambito di un accordo di programma del 1999 sulla gestione complessiva delle risorse idriche, ogni anno circa 290 milioni di metri cubi di acqua. Nello scorso mese di luglio le due regioni non hanno trovato un’intesa sul cosiddetto «prezzo all’ingrosso», cioè un contributo per sostenere i costi ambientali e le spese di manutenzione degli impianti, prezzo previsto dallo stesso accordo e che la Puglia avrebbe dovuto corrispondere alla Basilicata. Il «prezzo» era stato definito in 16 centesimi per metro cubo di acqua da una commissione tecnica, ma il presidente della Puglia, Raffaele Fitto, lo aveva definito una «inaccettabile royalties», pur riconoscendo la volontà della Puglia di «pagare la componente industriale e ambientale del costo della risorsa idrica».
Tuttavia il «prezzo all’ingrosso» è solo una parte di una assai complessa partita che coinvolge la gestione complessiva delle reti idriche e delle strutture che le gestiscono, cioè l’Acquedotto Pugliese che distribuisce l’acqua in tutta la Puglia e in 63 dei 131 comuni lucani e l’Ente per lo Sviluppo dell’Irrigazione che gestisce gli invasi artificiali (con una capacità complessiva di circa 900 milioni di metri cubi) nei quali l’acqua è contenuta.
Nel 2002 la legge finanziaria ha trasferito la proprietà dell’Acquedotto Pugliese spa alle due regioni suddividendo le azioni sulla base della popolazione: 87 per cento alla Puglia e 13 per cento alla Basilicata. Sempre nel 2002 l’Aato (Autorità d’ambito Territoriale Ottimale) della Basilicata, composta da tutti i sindaci, cioè la struttura in un certo senso proprietaria dell’acqua, ha affidato la gestione del servizio idrico integrato nella regione (ricerca, raccolta, distribuzione e depurazione) ad una società costituita da gran parte degli stessi 131 comuni lucani Acquedotto Lucano spa. Acquedotto Lucano è subentrato alla gestione diretta dei comuni dove essi gestivano le reti, ma deve subentrare anche nei 63 comuni gestiti in Basilicata dall’Acquedotto Pugliese (che ha fatto vari ricorsi al Tar).
L’Acquedotto Pugliese in Basilicata ha strutture e personale indispensabili per Acquedotto Lucano con il quale è in corso un trattativa finora senza esito. Le due regioni, secondo quanto previsto nella stessa finanziaria del 2002 dovrebbero privatizzare Acquedotto Pugliese.
L’Ente Irrigazione è, invece, in una situazione di crisi finanziaria, tamponata recentemente da un finanziamento del Ministero delle Politiche Agricole. La Basilicata ha costituito una sua società Acqua spa che - nelle intenzioni degli amministratori lucani - avvalendosi delle nuove funzioni attribuite alle regioni dal Titolo quinto della costituzione dovrebbe gestire gli invasi oggi gestiti dall’ Ente Irrigazione.
E’, quindi, una matassa fatta di ruoli, competenze e, ovviamente, molto contenzioso che il sottosegretario Viceconte si appresta ad affrontare. "Entro ottobre ci saranno novità" ha detto Viceconte al termine della riunione alludendo probabilmente ad una sua proposta di mediazione che intende presentare appunto entro ottobre alla due regioni.