Sarà un finanziamento di 500 miliardi, circa un terzo dei fondi stanziati per l'Ambiente dall'ultima Finanziaria, ad avviare la riforma delle acque voluta dal ministro Ronchi con il decreto 152/99. Lo ha annunciato il ministro stesso in chiusura della Conferenza Nazionale sulla Tutela delle Acque, sottolineando, comunque, che non sarà lo Stato a finanziare in toto una rivoluzione che costerà circa 100mila miliardi di lire in 15 anni. Sprechi, inquinamento, carenze: la riforma non era più procrastinabile: ''Basti pensare - ha detto Ronchi - che in Italia non abbiamo un fiume che si possa definire pulito''. Bisognera' procedere, pero', avviando una collaborazione seria fra i soggetti interessati: lo Stato, le Regioni, gli operatori locali. E aprendo ai privati perchè ''gli impianti di depurazione non potranno piu' essere finanziati solo con fondi pubblici: dallo Stato - ha detto - potranno arrivare solo degli incentivi''. A un mercato dell'acqua ''efficiente e liberalizzato'' pensa anche la Confindustria, ''a patto che - come ha sottolineato Umberto Rosa, responsabile per l'Ambiente - si consideri il problema per quello che è: la realizzazione, quasi ex novo, di una grande rete infrastrutturale. Un progetto per il quale è necessaria una politica di sostegno e che abbia come condizione preliminare lo sviluppo di uno scenario nel quale le imprese siano in grado di competere e di ricercare una scala produttiva ottimale''. Un'ottica che vede sostanzialmente d'accordo il ministro il quale si è detto convinto del fatto che ''l'adeguamento del sistema tariffario non potrà mai essere sufficiente per la realizzazione dei servizi necessari. Il Governo - ha detto - ne è perfettamente consapevole''.