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A Lecce Alex Zanotelli, l'intervento del Lecce Social Forum

Data: 08/02/2003 - Ora: 09:37
Categoria: Politica

"Veniamo da Seattle e da Genova. Da Assisi, Roma, Firenze e Porto Alegre, oppositori irriducibili - senza "se" e senza "ma" - della guerra economica, sociale e militare, agita dai potenti della Terra per asservire il pianeta ai propri interessi politici, economici e culturali.
Dopo i fatti dell'11 settembre del 2001, che abbiamo assolutamente condannato tanto quanto tutti gli attacchi contro i civili in altre parti del mondo, noi dei movimenti collettivi e dei Social Forum abbiamo immediatamente lanciato - anche qui nel Salento - una campagna di mobilitazione contro la guerra.
Avversiamo qualsiasi forma di violenza e terrorismo, sia che provenga da Stati che da gruppi politici. Ma siamo altresì consapevoli che nessuna reazione al terrorismo può significare una risposta di guerra, di morte, di bombardamento sui civili, su intere entità statali. Non può significare ostilità ad un'intera area culturale e religiosa, razzismo e xenofobia. Non può voler dire barattare i diritti civili e le libertà democratiche in nome della difesa da un nemico inafferrabile e pervasivo.
La pace e la democrazia non si esportano né si costruiscono con le bombe e i carri armati.
Anche questo nuovo, annunciato passaggio bellico rivela piuttosto la faccia brutale e liberista dei Governi che guidano oggi la globalizzazione dell' economia".

Il preteso carattere di "guerra al terrorismo" nasconde una guerra che ha la sua ragione d'essere nel controllo e nel dominio delle regioni ricche di importanti risorse energetiche e nelle dinamiche del neoliberismo. In nome di logiche imperiali e di un'idea aggressiva e integralista di Occidente si propone di configurare uno scenario di "guerra dei trent'anni", capace solo di un nuovo disordine internazionale, di squilibri e lacerazioni del pianeta.
Uno stesso disegno lega il ricorso alla guerra militare in Iraq alla globalizzazione dell'economia; la circolazione libera per merci e capitali e limitata per la persona migrante; l'erosione dei diritti umani e sociali alla privatizzazione di beni e servizi fondamentali (acqua, sanità, scuola..); l'attacco ai diritti di chi lavora (e anche di chi il lavoro non ce l'ha) al rafforzamento degli esecutivi padronali e statali. Il disegno di una GUERRA ECONOMICA GLOBALE E PERMANENTE.
Noi stiamo lottando per i diritti sociali, la giustizia sociale, per la democrazia e contro tutte le forme di oppressione.
Vogliamo un mondo di differenze, di libertà e di rispetto reciproco. Non crediamo a nessun fantomatico "scontro di civiltà". Con un processo di partecipazione dal basso stiamo costruendo un'Europa dei cittadini e delle cittadine, un'Europa sociale schierata contro la guerra, aperta a una democrazia delle culture, garante dei diritti di tutti e tutte coloro che l'attraversano.
Un'Europa non asservita alle ragioni del petrolio e dei poteri militari ed economici delle grandi multinazionali e delle alleanze di guerra. Non una fortezza liberista e antidemocratica, ma un motore di pace nel mondo.
Sullo snodo rappresentato dal Canale d'Otranto, abbiamo deciso di porre le questioni relative ai migranti al centro della battaglia complessiva contro la globalizzazione neoliberista e contro i processi di polarizzazione identitaria incrementati dalla guerra e dal terrorismo, dalla retorica dello "scontro di civiltà".
La libera circolazione delle persone, materialmente rivendicata e praticata dai migranti, disegna una globalizzazione opposta a quella neoliberista. A questo laboratorio cosmopolita d'un mondo ed una globalizzazione diversi, abbiamo deciso quindi di connetterci.
La difesa dei diritti dei migranti è la difesa dei nostri stessi diritti.
Siamo per la chiusura di tutti i Centri di Permanenza Temporanea e dei Centri di identificazione. Luoghi di sospensione dei diritti e di segregazione razziale, nei quali ogni giorno vengono reclusi uomini e donne incolpevoli, persino richiedenti asilo. Luoghi di sperimentazione della cittadinanza della "fortezza Europa" istituiti dalle leggi Turco-Napolitano e Bossi-Fini.
Siamo per la chiusura di queste nuove carceri, sia che a proporcele - sostenendole o gestendole - sul territorio salentino sia una Ong, un' Amministrazione eletta sotto un ramoscello d'ulivo o la Chiesa locale.
Stiamo semmai agendo contro le retoriche dell'accoglienza che nascondono affari per chi li gestisce e umiliazioni e violenze per quanti sarebbero colpevoli di essere "stranieri".
La costruzione di un mondo pacifico e diverso è esercizio faticoso e paziente.
Il nostro impegno per una società policulturale, la realizzazione di una cittadinanza transnazionale e cosmopolita, al pari della nostra opposizione alla guerra militare che interessa ancora l'Afghanistan, si riaffaccia in Iraq dopo un decennale ricorso all'arma della fame, sotto forma di embargo, è un elemento costitutivo del nostro modo di essere costruttori di pace, di un mondo diverso, della nostra opposizione alla stessa guerra economica globale permanente.
Fermiamo insieme questo nuovo passaggio bellico. Legittimato o meno dall' ONU, sarebbe una catastrofe per i popoli dell'Iraq e per tutti i popoli del Medio Oriente. Produrrebbe solo lacerazioni, odio, reazioni terroristiche, catastrofi umanitarie, nuovi orrori.
Una mobilitazione internazionale, una massiccia opposizione a questa guerra rilanciata dal Forum Sociale Europeo di Firenze e da Porto Alegre 2003, il prossimo 15 febbraio vedrà nelle piazze del mondo milioni di persone per ribadire NO ALLA GUERRA senza "se" e senza "ma".
Veniamo da Seattle e da Genova. Da Assisi, Roma, Firenze e Porto Alegre.
Torniamo dunque insieme, a Roma, per opporci decisamente alla guerra economica, sociale e militare.
In caso di attacco, scendiamo tutti in piazza il giorno dopo ed intraprendiamo un comune percorso di manifestazioni locali e nazionali già il primo sabato sera successivo alla paventata azione di guerra.
Possiamo e dobbiamo fermare questa deriva di guerra globale, anche da qui, da Lecce.

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