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Data: 08/02/2003 - Ora: 09:37
Categoria:
Politica
Il preteso carattere di "guerra al terrorismo" nasconde una guerra che ha la
sua ragione d'essere nel controllo e nel dominio delle regioni ricche di
importanti risorse energetiche e nelle dinamiche del neoliberismo. In nome
di logiche imperiali e di un'idea aggressiva e integralista di Occidente si
propone di configurare uno scenario di "guerra dei trent'anni", capace solo
di un nuovo disordine internazionale, di squilibri e lacerazioni del
pianeta.
Uno stesso disegno lega il ricorso alla guerra militare in Iraq alla
globalizzazione dell'economia; la circolazione libera per merci e capitali e
limitata per la persona migrante; l'erosione dei diritti umani e sociali
alla privatizzazione di beni e servizi fondamentali (acqua, sanità,
scuola..); l'attacco ai diritti di chi lavora (e anche di chi il lavoro non
ce l'ha) al rafforzamento degli esecutivi padronali e statali. Il disegno di
una GUERRA ECONOMICA GLOBALE E PERMANENTE.
Noi stiamo lottando per i diritti sociali, la giustizia sociale, per la
democrazia e contro tutte le forme di oppressione.
Vogliamo un mondo di differenze, di libertà e di rispetto reciproco. Non
crediamo a nessun fantomatico "scontro di civiltà". Con un processo di
partecipazione dal basso stiamo costruendo un'Europa dei cittadini e delle
cittadine, un'Europa sociale schierata contro la guerra, aperta a una
democrazia delle culture, garante dei diritti di tutti e tutte coloro che
l'attraversano.
Un'Europa non asservita alle ragioni del petrolio e dei poteri militari ed
economici delle grandi multinazionali e delle alleanze di guerra. Non una
fortezza liberista e antidemocratica, ma un motore di pace nel mondo.
Sullo snodo rappresentato dal Canale d'Otranto, abbiamo deciso di porre le
questioni relative ai migranti al centro della battaglia complessiva contro
la globalizzazione neoliberista e contro i processi di polarizzazione
identitaria incrementati dalla guerra e dal terrorismo, dalla retorica dello
"scontro di civiltà".
La libera circolazione delle persone, materialmente rivendicata e praticata
dai migranti, disegna una globalizzazione opposta a quella neoliberista. A
questo laboratorio cosmopolita d'un mondo ed una globalizzazione diversi,
abbiamo deciso quindi di connetterci.
La difesa dei diritti dei migranti è la difesa dei nostri stessi diritti.
Siamo per la chiusura di tutti i Centri di Permanenza Temporanea e dei
Centri di identificazione. Luoghi di sospensione dei diritti e di
segregazione razziale, nei quali ogni giorno vengono reclusi uomini e donne
incolpevoli, persino richiedenti asilo. Luoghi di sperimentazione della
cittadinanza della "fortezza Europa" istituiti dalle leggi Turco-Napolitano
e Bossi-Fini.
Siamo per la chiusura di queste nuove carceri, sia che a proporcele -
sostenendole o gestendole - sul territorio salentino sia una Ong, un'
Amministrazione eletta sotto un ramoscello d'ulivo o la Chiesa locale.
Stiamo semmai agendo contro le retoriche dell'accoglienza che nascondono
affari per chi li gestisce e umiliazioni e violenze per quanti sarebbero
colpevoli di essere "stranieri".
La costruzione di un mondo pacifico e diverso è esercizio faticoso e
paziente.
Il nostro impegno per una società policulturale, la realizzazione di una
cittadinanza transnazionale e cosmopolita, al pari della nostra opposizione
alla guerra militare che interessa ancora l'Afghanistan, si riaffaccia in
Iraq dopo un decennale ricorso all'arma della fame, sotto forma di embargo,
è un elemento costitutivo del nostro modo di essere costruttori di pace, di
un mondo diverso, della nostra opposizione alla stessa guerra economica
globale permanente.
Fermiamo insieme questo nuovo passaggio bellico. Legittimato o meno dall'
ONU, sarebbe una catastrofe per i popoli dell'Iraq e per tutti i popoli del
Medio Oriente. Produrrebbe solo lacerazioni, odio, reazioni terroristiche,
catastrofi umanitarie, nuovi orrori.
Una mobilitazione internazionale, una massiccia opposizione a questa guerra
rilanciata dal Forum Sociale Europeo di Firenze e da Porto Alegre 2003, il
prossimo 15 febbraio vedrà nelle piazze del mondo milioni di persone per
ribadire NO ALLA GUERRA senza "se" e senza "ma".
Veniamo da Seattle e da Genova. Da Assisi, Roma, Firenze e Porto Alegre.
Torniamo dunque insieme, a Roma, per opporci decisamente alla guerra
economica, sociale e militare.
In caso di attacco, scendiamo tutti in piazza il giorno dopo ed
intraprendiamo un comune percorso di manifestazioni locali e nazionali già
il primo sabato sera successivo alla paventata azione di guerra.
Possiamo e dobbiamo fermare questa deriva di guerra globale, anche da qui,
da Lecce.
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